> PASSO 5: VALUTAZIONE

L'interlingua


“L’interlingua è un sistema linguistico vero e proprio, con le sue regole e la sua logica, parlato da chi sta apprendendo una seconda lingua” (Pallotti). Occorrono molti anni e fatica per arrivare ad usare correttamente una lingua, ma se guardiamo gli errori che si compiono in maniera positiva e dal punto di vista di chi sta imparando, vedremo come questi ci aiutino a supportare il processo di apprendimento.

Di fronte a una nuova lingua qualunque apprendente attraversa quattro fasi:

  • esposizione all’input e individuazione - nota e presta attenzione alla nuova struttura (che siano verbi, articoli, sintagmi, subordinate o altre regole);
  • analisi - capisce come funziona e come viene usata la nuova struttura individuata;
  • formazione di ipotesi - formula ipotesi e integra la nuova struttura in quello che sa del nuovo sistema linguistico (interlingua);
  • produzione - tenta di applicare la nuova struttura per verificare se le ipotesi formulate risultano valide.

L’apprendimento quindi ha una forte componente di naturalezza e di spontaneità: in parole semplici, le lingue si imparano in situazioni di contatto, di interazione quotidiana e nel fare cose concrete. Inoltre, si impara prima ciò che è facile e utile, secondo un principio di economicità.

La ricerca acquisizionale ha messo in luce come l’apprendimento avvenga secondo delle sequenze valide per tutti coloro che imparano l’italiano, indipendentemente dalla L1, dall’età, dalla provenienza geografica, dal livello di istruzione. Se nelle prime fasi dell’interlingua il percorso degli apprendenti è sostanzialmente uguale, nelle fasi successive di elaborazione, invece, la variabilità dell’interlingua diventa sempre più forte.

I fattori di variazione sono:

  • linguistico-cognitivi, come la L1 di partenza, le altre lingue conosciute dagli apprendenti e i loro stili di apprendimento;
  • ambientali, come la qualità e la quantità dell’input linguistico che ricevono gli apprendenti e le caratteristiche dell’ambiente culturale in cui avviene l’apprendimento;
  • individuali, come l’età, le abilità e le caratteristiche personali degli apprendenti.

La variabilità dell’interlingua, quindi, non influisce tanto sul processo di apprendimento della L2 quanto sulla velocità con cui si impara e sull’esito finale.
Una prospettiva di questo tipo richiede all’insegnante di riconsiderare alcune pratiche nella valutazione, nella correzione e nella didattica. Dal punto di vista della valutazione, la conseguenza più importante è quella di analizzare gli errori invece di limitarsi a contarli. La prospettiva dell’interlingua invita infatti a concepire gli errori come dati interessanti, che permettono all’insegnante di capire quali sono le ipotesi transitorie dell’apprendente e le sue “regole”. Dal punto di vista dell’insegnamento, un approccio didattico fondato sulla nozione di interlingua cercherà di partire sempre da ciò che l’apprendente sa fare, dalle sue regole, dalle sue incertezze, per aiutarlo a progredire verso la lingua d’arrivo. Gli studi sulle sequenze di acquisizione consentono, una volta valutato il livello dell’interlingua, di anticipare quali saranno le strutture che emergeranno prossimamente, permettendo all’insegnante una programmazione il più possibile in linea con il processo naturale di acquisizione. Alcuni studi hanno mostrato che è “insegnabile solo ciò che è apprendibile”, ovvero che gli interventi didattici possono agevolare e accelerare il passaggio da uno stadio all’altro della sequenza evolutiva naturale, ma non possono sovvertirla interamente. Capire quindi dove si trovano gli apprendenti rispetto a queste sequenze, permette all’insegnante di proporre gli interventi didattici più efficaci.


Risorse

www.gabrielepallotti.it

https://interlingua.comune.re.it/ 

http://www.insegnareconitask.it