L’accordo De Gasperi – Gruber, firmato a Parigi il 5 settembre del 1946, rappresenta un caso unico nella storia, frutto innanzitutto della situazione geopolitica che si è venuta a creare in Europa dopo la fine del secondo conflitto mondiale, ma anche delle aspirazioni delle popolazioni interessate. Se ne è parlato questo pomeriggio in Sala Depero del palazzo della Provincia, durante la celebrazione ufficiale della “Giornata dell’Autonomia”. Ricorrente, negli interventi delle autorità, è stato anche il tema dell’importanza dell’investimento in cultura e in consapevolezza di cosa sia l’autonomia e di quali siano le sue potenzialità. In questa cornice si inserisce il percorso di ricerca e formazione dedicato a “Storia, autonomia, cittadinanza”, promosso da Iprase in collaborazione con la Fondazione Museo storico del Trentino.
l presidente della Provincia autonoma di Trento Maurizio Fugatti ha evidenziato quale sia la rilevanza strategica del rapporto tra le Province di Trento e di Bolzano, della collaborazione regionale e di quella euroregionale, definite “garanzie di sviluppo della nostra autonomia”.
Ha invitato a lavorare assieme sulla consapevolezza di vivere in un territorio particolare e sulla conoscenza dell’autonomia. “Il tema – ha detto – è importante tanto per la classe dirigente quanto per la comunità, in un momento in cui talvolta si ha la sensazione che siano affievoliti senso di appartenenza e responsabilità”. In particolare si deve lavorare sui giovani, ha aggiunto, per rinnovare l’interesse su una pagina di storia che riporta momenti di alta politica.
“L’accordo – ha detto Fugatti – segnò un momento di discontinuità rispetto a come si era trattata la situazione dei territori nel primo dopoguerra; come soluzione per impostare una pacifica convivenza”.
Il presidente ha inoltre posto l’accento sulla “questione trentina”, l’aspirazione autonomistica sviluppata attraverso esperienze di autogoverno.
“De Gasperi – ha ricordato Fugatti - ha difeso e sostenuto l’autonomia trentina tanto nei confronti dell’Austria, quanto, anni dopo, nei confronti dell’Italia”.
Oggi, ha concluso, il tema deve essere declinato in modo nuovo e attualizzato, ricordando che l’autonomia non è un privilegio ma una risorsa.
Il presidente della Provincia autonoma di Bolzano Arno Kompatscher, anche nella sua veste di presidente della Regione autonoma Trentino Alto Adige/Südtirol, ha ricordato come il compromesso sia l’unica strada per pacificare i conflitti e che l’autonomia ha offerto benessere, pace e sviluppo. Anche l’Europa, ha sottolineato, è il risultato del lavoro di persone che hanno avuto il coraggio di fare compromessi.
Il presidente del Consiglio della Provincia autonoma di Trento Walter Kaswalder ha invitato ad impegnarsi contro i segnali di disaffezione e di distanza tra le persone e la politica. Ha rimarcato l’importanza di riportare il Trentino alla partecipazione e all'impegno politico facendo conoscere ai cittadini, partendo dai giovani, le istituzioni e le possibilità dell’autonomia.
Il presidente del Consiglio delle autonomie locali Paride Gianmoena ha citato i valori dell’attaccamento al territorio, dell’armonico sviluppo, della fiducia nell’essere comunità, come elementi distintivi di chi presidia zone di montagna, dove la marginalità invita a mettere assieme le forze. Tra le sfide più attuali ha citato le politiche di contrasto allo spopolamento, il tema della governance dei territori, la semplificazioni normativa e il sostegno, soprattutto ai piccoli Comuni.
A seguire si è tenuta la “Lectio magistralis” di Andrea Di Michele, storico della Libera Università di Bolzano, sul tema “L’Accordo De Gasperi – Gruber nell’Europa dell’immediato secondo dopoguerra”, introdotta da Giuseppe Ferrandi, direttore generale della Fondazione Museo storico del Trentino.
Ferrandi ha evidenziato l’importanza di colmare il divario tra dotazioni e consapevolezza dell'autonomia, anche attraverso una conoscenza storica regionale.
Andrea Di Michele ha invitato a leggere l’accordo De Gasperi – Gruber partendo dalla situazione che si è determinata nell’ immediato dopoguerra attraverso il ruolo delle potenze vincitrici. Determinanti furono la volontà di pacificare l’Europa, i timori rispetto a dichiarazioni troppo impegnative sul tema dell’autodeterminazione, la particolare situazione dell’Italia, paese cobelligerante e in una posizione strategica, il diffuso sentimento anti tedesco. Per questo, individuando collaborazioni tra territori e popolazioni, l’accordo si configura come un atto particolare che in qualche modo ha anticipato temi che si sarebbero imposti più tardi nella cornice europea.